Cari Lucani, abbiamo ricevuto la richiesta, da piu' parti, di illustrare in queste nostre pagine la storia della nostra regione, ed in particolare il perche' di due nomi (Lucania e Basilicata).
E' nostra intenzione ricevere anche il vostro parere su questo argomento, percio' Vi invitiamo a inviarcelo al seguente e-mail :
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Tratto dalla "Gazzetta del Mezzogiorno" del 3 Agosto 1997.
Nei paesi meridionali della nostra penisola, bagnati dallo Jonio e dal basso Tirreno, vissero popoli ignoti alla storia degli antichissimi tempi. Verso il mille A.C. , comparivano gli Enotri sulle coste tirreniche, gli Joni sulle opposte spiagge. Gli Enotri erano detti anche Itali. I coloni greci venivano lentamente a popolare i bassipiani costieri dell'estrema penisola italica, dove fondarono quelle citta' opulente, che nel loro insieme furono dette Magna Graecia.
I Lucani
Una delle famiglie sannitiche, i Lucani, tra il 600 e il 500 a.C.. si spinsero la' dovestanziavano Enotri e Joni e li sottomisero: dall'oriente del corso medio del fiume Silaro (Sele), ove posero le prime sedi, arrivarono, dopo un secolo, fino al sud del gruppo del monte Pollino, scesero nel piano dei Crati e sottomisero i Bruzii. Nel tempo stesso, si avanzavano dal basso Silaro fin nell'interno di quella regione, che poi fu detta Cilento, e raggiungevano le terre degli Irpini e le terre dei Dauni, dei Peuceti e dei Calabri.
Al sud si sarebbero spinti fino allo stretto di Sicilia. Verso il 300 a.C., i Bruzii si staccarono dai Lucani, i quali, per rifarsi della perdita, si volsero contro Taranto, Metaponto, Eraclea. Durante queste lotte, essi furono combattuti dai Romani, che li assoggettarono nel 298 a.C. .
Il loro territorio era compreso tra il Lao e il Sele sul Tirreno e il Crati e il Bradano sul Jonio e fin sotto il monte Vulture; raggiungeva il promontorio di Minerva (punta della Campanella), cioe' comprendeva anche il territorio dei Picentini, corrispondente all'attuale provincia di Salerno.
I confini augustei
I confini della Lucania nella divisione augustea probabilmente sono quelli che si recavano da Strabone e da Plinio, i quali assegnano alla regione, a nord, il fiume Silaro e il Bradano, a sud il Lao e il Crati-Sibari (Coscile).
Dalla circostanza che Turio era in Lucania e posta tra il Sibari ed il Crati, si puo', con una certa fondatezza, argomentare che il confine meridionale della Lucania si delineava dapprima nella regione tra i due corsi d'acqua, che allora scorrevano. Risaliva l'Esaro, affluente del Sibari, e raggiungeva Cerilla, cioe' la vecchia Cirella, dirimpetto all'isola omonima nel mar Tirreno.
Poiche' Vibio Sequestre assegna il fiume Sele alla Lucania e Plinio include in questa regione gli Eburini, si deve credere che il confine settentrionale incominciava dal basso corso del fiume, oltrepassava sull'altra riva, comprendeva Eburum e continuava in una linea imprecisa fino a Contia, anche essa dubbia se lucana o sannitica. Orazio chiama monte di Puglia il Vulture, onde questo restava fuori di Lucania, ed egli stesso non seppe dire se la sua Venosa fosse lucana o apula.
Da questa citta' il confine che raggiungeva il Basentello, affluente del Bradano, che poi si identificava con questo , dalla confluenza fino al Jonio, presso Metaponto.
La Regio III di Augusto, cosi' definita, era bagnata dal Mar Jonio e dal Tirreno, il quale nel lungo tratto che la rispecchiava fu detto appunto lucano. Formava un esagono irregolare, con una citta' e paesi interni sui monti e nelle alti valli dei fiumi.
I quali dapprima furono le uniche vie di comunicazione tra l'uno e l'altro mare: poi furono tracciate delle strade, lungo lo Jonio, e lungo l'Agri, fino all'attuale Vallo di Diano.
L'interno
Attraversava poi longitudinalmente la Lucania una strada interna, che, innestandosi a Venosa sulla Appia, toccava Potentia, Grumentum, e a Nerulum si univa alla Popilia. Questa regione storica non ha una individualita' propria: si accorda al Sannio, etnicamente e fisicamente. Le sue vaste zone plioceniche, all'est e al sud est, l'avvvicinavano a quelle pugliesi. Il massiccio del Pollino la separa dal Bruzio e ne forma come una barriera alle vie di comunicazione. Soltanto l'affacciarsi ai due mari le dette una particolare fisionomia paleografica nelle citta' colinie greche.
Poi, per secoli, fino ai nostri giorni, la malaria ha dominato tristemente sui ruderi, abbandonati al dilagare dei fiumi.
L'origine del nome
Secondo Magini: "Fu detta Lucania per esser posseduta dai Lucani et altri portarono altre etimologie, ch'io tralascio".
Di una regione montuosa, boscosa, scarsamente popolata, retta a confederazione di vari popoli, che soltanto in guerra talvolta eleggevano un duce, o re, e che avevano, come centri politici, le loro piccole capitali, da cui in massima parte prendevano il nome, non e' a parlare di una capitale comune.
Strabone nomina Petelia come loro metropoli. Ma i Lucani non avrebbero potuto tenere un centro politico in regione fuori dei loro confini, allora ormai fissati. Ne' si puo' intendere che il geografo alluda a tempi in cui i Lucani avevano invaso il territorio dei Bruzii, perche' questi avevano e conservavano come capitale la loro Cosentia. Piuttosto, Petelia, metropoli dei Lucani, va intesa come sede loro primitiva, come primo nucleo formatosi dalle immigrazioni sannitiche.
Gli storici han cercato questa capitale qua e la', nella valle del fiume Alento, o a Polla nel Vallo di Diano, o sul monte Stella, vicino al capo e all'isola di Licosa. Ma ne' l'archeologia, ne' la toponomastica son venute a suffragare le varie ipotesi.
Le terre lucane offrono altri elementi toponomastici per far supporre che vi esistano contrade, in cui petra indichi roccia, monte. Petrella e' contrada sulla destra del Calore. Petra della Sirena era la punta di Licosa.
Nella divisione dell'Italia in undici regioni, Augusto uni' alcune in una sola, come Venetia ed Histria, Latium et Campania, Sabinia Samnium, Apulia Calabria; questa fusione tocco' alla Lucania e all'ager Brutiorum. Questo fu accodato a quella, per la sua minore importanza, e perche' vi durava ancora la condizione miserevole in cui Roma l'aveva ridotto, per aver preso le parti di Annibale. Nelle successive divisioni amministrative di Adriano, di Diocleziano, di Costantino queste due regioni furono sempre unite.
Talvolta la Lucania fu allargata nei suoi confini storici: nei tempi di Costantino, comprese anche Salerno e formo' coi Bruzii la nona regione. Solo in Paolo Diacono la Lucania e' distinta dal Bruzio.
La divisione della Lucania in castaldati longobardi spezzo' l'unita' storica della regione. Il documento che l'attesta e' della meta' del secolo IX. Radelchisio, principe di Benevento, e Siconolfo, principe di Salerno, si dividono il territorio del ducato beneventano.
L'atto di divisione, stabilisce che restino al principato di Salerno: Taranto, Latiniano, Cassano, Cosenza, Laino, Lucania, Conza, Montella, Rota, Salerno, Sarno, Cimitile, Furculo, Capua, Teano, Sora e mezzo il castaldato di Acerenza da quella parte che e' congiunto con Latiniano e con Conza.
Cosicche' l'estrema Calabria, l'Apulia e il Salento restavano di dominio bizantino: e restavano nel principato di Benevento le terre lucane Melfi, Venosa, Forenza, Genzano, ma non Matera.
Ancora sul nome
Su come si debba intendere il nome Lucania fra Laino e Conza si e' discusso a lungo. Dapprima si segui' il Pellegrini, che credette il castaldato di Pesto essere detto di Lucania, altri credettero che una citta' Lucania fosse posta sul Monte Stella. Questa supposizione secondo il Racioppi, proviene dalla Cronaca Cavese, in cui Lucania appare piuttosto una citta' che una regione. L'opinione piu' probabile e' quella del Racioppi, che interpreta Lucania per Cilento, cioe' il nome si sarebbe nuovamente ristretto alle primitive sedi dei lucani, anche se i paesi citati sono tutti centri urbani di confine. Lucania sarebbe quindi un'eccezione ?
Mandelli, viceversa, vedeva in questo toponimo di Lucania lo scambio di Leucasia (la punta di Licosa) e che potrebbe formare appunto un'altro limite estremo del principato di salerno.
Di quell'epoca una cosa e' certa: l'unita' storico-amministrativa della Lucania era spezzattata. Poi compari Basilicata, e Lucania resto' un toponimo dotto, rievocato sempre, usato spesso dagli scrittori e dai poeti, tenacemente mantenuto e desiderato nel linguaggio ufficiale.
La Basilicata
Dallo spezzetamento della Lucania in castaldati longobardi sorse il ducato normanno di Melfi, di 12 citta', estendentesi da Melfi al Gargano, dal Bradano al Fortore, e che comprendeva nella nostra regione Lavello, Venosa, Acerenza, Montepeloso. Sorsero poi il ducato di Puglia e il comitato di Calabria. Nel 1130, la monarchia normanna riuni' le sparse membra dell'Italia meridionale. Nel secolo XII, la monarchia fu' divisa in 10 giustizierati, tra cui quello di Basilicata e di Salerno, che risultarono all'ingrosso della Lucania. Ma il nome Basilicata, di origine bizantina, doveva gia' esistere. Nei cataloghi dei baroni normanni appare che raggiungesse il fiume Sinni.
Cosicche' la Basilicata si andava estendendo nel ;elfese e la Calabria quadagnava terreno nella Lucania.
Basilio imperatore
Il nome Basilicata compare nei documenti ufficiciali molto tempo dopo della sua introduzione bizantina, e si argomenta dell'analogia con altri nomi di provincie o giustizierati.
La Cava mise in campo varie ipotesi sull'origine del nome Basilicata: regio o regno, o da una badia dell'ordine di S. Basilio, sulla Salandrella, presso il mare Jonio, o dal catapano Basilio Bugiano o dall'imperatore Basilio II. Quest'ultima, la piu' probabile per lo storico lucano, e' confortata da molte sue citazioni. Ai tempi di Basilio II, nel secolo X, si sarebbe introdotto il nome Basilicata, quando appunto i bizantini, dopo la rotta inflitta ad Ottone II, accrebbero i loro possessi a danno dei principati di Salerno e di Benevento. Racioppi crede invece che Basilicata derivi da Basilico: "quale che sia il significato di questa parola, quale che siasi la flessione terminativa sua, o per genere o per numero", cioe' il governatore della contrada.
Documenti del 1134, 1162 e 1230 portano il nome di Basilicata, ma sono creduti apocrifi. Attendibile invece e' soltanto uno del 1175. Il documento pero' col quale possiamo integrare i confini della Basilicata e' quello angioino del 1267-1277, che e' un elenco dei 148 paesi del giustizierato di Salerno, al quale apparteneva una zona, comprendente i paesi di Brienza, Vietri, S.Angelo, Salvia (oggi Savoia).
I confini dell'epoca angioina dimostrano che il territorio guadagnava in estensione a sud, in confronto di precedenti divisioni e definitivamente vi era compresa nell'antica Lucania, oramai spezzata in due province: Salerno e Basilicata.
La capitale
La Basilicata, cosi' ristretta e ricavata nella Lucania e' sostanzialmente la regione di oggi. In questo territorio non si e' andato formando un centro ne' amministrativo ne' economico, ne' intellettuale.
La caitale della Basilicata vaga di terra in terra "perche' i baroni la respingevano, non trovando gradita la presenza nei loro feudi di un altro personaggio che ne avrebbe frenato abusi e valenza". Nel 1643 la prima Udienza fu' stabilita a Montepeloso (oggi Irsina). Nel 1645 a Lagonegro. Il Preside e i Giudici non si recarono a Lagonegro, tuttavia, e si arrestarono a Potenza, per i rigori dell'inverno, e tornarono poi a Montepeloso, per rimanervi fino al 1650. L'anno dopo le Autorita' tornarono a Potenza. Nel 1659-60 la capitale fu' a Tolve, nel 1661 a Vignola. Nel '63 si cerco la capitale in Terra di Otranto dalla quale fu staccata Matera per innalzarla a capoluogo di provincia. Rimase tale fino al 1806. Poi fu' scelta Potenza, dove gli Uffici furono trasferiti completamente nel 1811, quandi si ricavo' il distretto di Melfi da quelli di Potenza e Matera.
Matera reclama il capoluogo
Ma neppure la cittadina di Matera voleva far parte della Basilicata, anche come capoluogo. Si tento', nel 1673, di riattaccarla alla Terra di Otranto, mentre, quando fu' spodestata, si turbo' non poco e si disse punita per aver preso le parti del Cardinale Ruffo, nel 1799, mentre Potenza veniva premiata per i suoi spiriti liberali.
Varie furono le insistenze di Matera, nel 1815, per riavere la capitale e varie quelle di Lagonegro, nel 1799, di essere aggregato al Principato Citra (Salerno), ma fu' accontentata col farla assurgere a capoluogo di circondario.
Cosi' nel 1643, si creava una capitale vagante nella Basilicata, che nel 1806 si fermava a Potenza.
La mutabilita' del capoluogo della provincia, l'eccentricita' dei capoluoghi di circondari non potevano creare un centro di qualsiasi specie, ne' far proghedire un paese a preferenza di altri. Ne' l'attuale capoluogo e' il centro naturale della provincia, come piacque al Fischer di chiamarlo: e' capitale per regio decreto del 1806, quando si senti finalmente la vergogna di capitali mutabili, e la necessita' di dare finalmente alla provincia circoscrizioni piu' consentanee ai nuovi bisogni amministrativi.
Potenza dista appena pochi chilometri dalla provincia di Salerno, mentre e' lontana dal mare piu' di cento chilometri.
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